Quando eravamo in tre

Copertina del libro con l'immagine di un ragazzo che si sta lanciando da un ramo di un albero
Quando eravamo in tre / Aidan Chambers – Fabbri, 2003

Piers è un figlio obbediente, uno studente meritevole, il classico bravo ragazzo, ma ad un certo punto la sua brillante carriera di adolescente subisce un tracollo; il tarlo della depressione comincia a rodere la sua esistenza e Piers sente il bisogno di allontanarsi dalla famiglia, dalla scuola, dalla sua ragazza e da tutte le altre responsabilità per cercare di capire che cosa vuole fare di sé.
Trova rifugio su un ponte, di cui diventa il guardiano, e trova conforto nell’amicizia paziente e matura di Tess, la figlia del responsabile del ponte. Per qualche tempo la sua vita trascorre tranquilla, in un apparente rinnovato equilibrio. Ma le sorprese non finiscono mai, e alla casa sul ponte approda, una notte, Adam, come un fantasma, sporco, spaventato ed infreddolito.
Il primo impulso di Piers è quello di cacciarlo fuori, ma Adam non accetta rifiuti. Tess è la prima ad arrendersi alla sua presenza, e ben presto anche Piers comincia a sentirsi attratto da lui, dalla sua forza, dalla sua energia.
Diventano quindi un trio inseparabile, finché l’eco della vita passata di Piers torna a farsi sentire.

Un libro intenso e drammatico sulla fatica di crescere e sul passaggio all’età adulta, di cui il ponte rappresenta senza dubbio una metafora. Il ponte che separa, divide il passato dal futuro del protagonista, ma allo stesso tempo rappresenta il punto di unione, il collegamento con gli altri, il bisogno di intessere delle relazioni. Molto ben scritto.

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