
Eddy nasce e cresce in un piccolo paese a nord della Francia, dominato da forti pregiudizi e luoghi comuni che esaltano il maschilismo e la violenza.
Figlio di un operaio alcolizzato e circondato da famigliari che conducono un’esistenza contrassegnata dalla povertà, dal turpiloquio e dalla rozzezza, sin dalla più tenera età è costretto a fare i conti con l’incapacità di offrire un’immagine di sé approvata dall’ambiente in cui vive. Le movenze effeminate e la gracilità del suo corpo lo condannano ad essere preso di mira con appellativi ingiuriosi e in seguito a subire gravi atti di bullismo. Eddy prova in ogni modo a reprimere la sua omosessualità vissuta con angoscia e vergogna, ma il tentativo di uniformarsi ai comportamenti dei coetanei produce in lui forte disagio. La fuga motivata da una scelta scolastica inusuale sembra essere l’unica possibilità di salvezza.
Caso editoriale che in Francia ha fatto scalpore, il romanzo racconta la storia vera di un coraggioso riscatto dall’omofobia e dall’ignoranza. Durante la narrazione delle vicende l’autore ha posto in corsivo frasi dal linguaggio molto crudo in cui nulla viene lasciato all’immaginazione. Il livello di sopraffazione cui è stato sottoposto, in una sorta di negativo e compatto rito collettivo, appare quindi in tutta la sua potenza devastante.
“Della mia infanzia non ho alcun ricordo lieto. Non voglio dire che, in quegli anni, io non abbia provato dei sentimenti di felicità o di gioia. Semplicemente, la sofferenza è totalitaria.”