Yashin, Hamid, Nabil, Fouad, Khalil e Azzi, sono sei ragazzini nati e cresciuti a Sidi Moumen, una grande baraccopoli di Casablanca situata nei pressi di una discarica. Gli unici pensieri e le uniche preoccupazioni per il gruppo di amici sono il calcio (interminabili le partite giocate sotto il sole, sfidando i quartieri rivali) e il cibo da mettere in tavola. Tutto assume una prospettiva diversa quando i ragazzi conoscono Abou Zoubeir, che fornisce loro affetto, protezione e stabilità. Il prezzo da pagare per tutto ciò sarà alto, e il significato del sacrificio a malapena percepito.
Il 16 maggio 2003 alcuni giovani kamikaze insanguinarono il centro di Casablanca, uccidendosi e provocando 45 morti e centinaia di feriti. Alcuni di loro provenivano dalla favela di Sidi Moumen: la storia narrata da Mahi Binebine, seppur inventata, aiuta a far capire quanto facilmente si possa finire, quasi inconsapevolmente, in un vortice senza uscita.
“Tutto quel che posso dire, è che sono ridotto a un’entità che, per adottare la lingua di laggiù, chiamerò coscienza; cioè il calmo risultato di una miriade di pensieri lucidi. Non quelli, oscuri e miseri, che hanno costellato la mia breve esistenza, ma pensieri dalle sfaccettature infinite, iridati, a volte accecanti.”
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