
In un quartiere degradato alla periferia della capitale, Nini abita con la madre, il nuovo compagno di lei e la sorellastra più giovane in un piccolo appartamento popolare. La ragazza ha poche certezze nella vita, ma sa di poter contare sull’amica di sempre, Jameelah. Le due crescono in un ambiente caratterizzato da povertà e scarse prospettive future, fino a diventare due adolescenti senza controllo: bevono alcolici a scuola, fumano, rubano nei negozi e si divertono a passeggiare sul grande viale, in abiti succinti e volgari, per stuzzicare i passanti. Le loro esistenze subiscono una brusca svolta quando una sera, nel parchetto del quartiere, sono testimoni di un tragico fatto…
Il romanzo – da alcuni paragonato per crudezza a I ragazzi dello zoo di Berlino – ci trasmette l’immagine nitida di un’adolescenza vissuta senza riferimenti o esempi edificanti da seguire. In una realtà verosimile e sconvolgente come quella descritta, l’amicizia tra le due ragazze appare l’unico punto fermo della loro vita.
“Quando Jameelah e io andiamo a rubare di solito funziona così. Dopo la scuola ci chiudiamo nei bagni delle femmine e beviamo latte di tigre, ma non troppo, per rubare non serve essere sbronzi ma coraggiosi. Io comunque non mi azzardo a rubare, mi hanno beccato subito la prima volta che ci ho provato. E’ già passato qualche anno ma da allora non posso più essere quella che ruba.”